“Anche per il 2023 verrà coperta la quasi totalità (più del 98%) del fabbisogno di borse di studio universitarie. I nostri Atenei hanno oltre 30.000 borsisti e il 40% di questi arriva da fuori sede, cosa che fa lievitare ancora di più i costi, visto che – in questo caso – i contributi sono molto più sostanziosi”.
L’assessore regionale all’Università, Ricerca e Innovazione, Alessandro Fermi, risponde a chi ha parlato di “mancanza di risorse”.
Triplicate le risorse per le borse di studio universitarie
“Sono arrivato da tre mesi – spiega Fermi – eppure posso dire che anche per questo Anno accademico la quasi totalità dei richiedenti le borse di studio universitarie potrà beneficiarne. Questo pur essendo esploso il fabbisogno, anche a causa dell’applicazione della nuova normativa nazionale (DM 1320/2021), solo parzialmente coperto dalle risorse aggiuntive del PNRR: è un problema che riguarda tutta Italia”.
“Proprio per questo negli ultimi quattro anni Regione Lombardia ha triplicato le risorse a disposizione, quindi non si può certo dire che non ci sia attenzione. Le polemiche sollevate in questi giorni sono dunque del tutto pretestuose”.
Necessario rivedere la ripartizione del fondo integrativo statale
I numeri degli Atenei lombardi mettono in luce quanto siano attrattive le nostre università. Da qui nasce la richiesta di un confronto urgente con il Ministero, avanzata dall’assessore in accordo con tutti i rettori.
“In collaborazione con gli Atenei stiamo sollecitando il Ministero a rivedere i criteri di assegnazione del FIS (Fondo Integrativo Statale) che risultano ad oggi particolarmente penalizzanti per il nostro territorio. Regione Lombardia riceve poco più dell’8% dell’ammontare complessivo del Fondo, pur essendo la regione che ha il maggior numero di studenti”.
Assessore Fermi ha già ricevuto i sindacati
Nei giorni scorsi l’assessore ha ricevuto anche i rappresentanti dei sindacati. “Un confronto molto franco, che proseguirà nei prossimi mesi. Ci è stato proposto – ha concluso Fermi – per il prossimo anno di dare più importanza, per l’assegnazione, all’Isee più basso rispetto al merito. Ci possiamo pensare, ma in realtà fino ad oggi questo problema non si è mai posto proprio perché le borse di studio le prendeva la quasi totalità dei richiedenti. Ora vedremo gli sviluppi anche a livello nazionale e poi decideremo se sarà necessario rivedere i criteri regionali”.