“Ricordando Paolo Borsellino e Giovanni Falcone: l’importanza della confisca dei beni alla criminalità organizzata”, questo il tema dell’incontro organizzato da Regione Lombardia per onorare il sacrificio dei due magistrati eroici e rilanciare l’impegno concreto nella lotta contro le mafie, a partire dal riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Il programma dell’evento di Regione Lombardia dedicato alla memoria di Falcone e Borsellino
La giornata si è aperta con i saluti istituzionali del prefetto di Milano Claudio Sgaraglia, del presidente della Giunta regionale Attilio Fontana, dell’assessore regionale Romano La Russa, del presidente del Consiglio Regionale Federico Romani, e in rappresentanza delle istituzioni nazionali è intervenuto successivamente il presidente del Senato Ignazio La Russa.
La riflessione è proseguita con una tavola rotonda sul futuro dei beni confiscati che ha visto la partecipazione di figure istituzionali e tecniche tra cui Linda Colombo, sindaco di Bareggio, Giacomo Ghilardi, vicepresidente ANCI Lombardia e sindaco di Cinisello Balsamo, Alessandra Dolci, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Milano,, Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano, Maria Rosaria Laganà, Prefetto e direttore dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, Sandro Sisler, vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato.
Fontana: affermiamo il dovere di una memoria attiva
Nel suo intervento, il presidente Attilio Fontana ha richiamato le politiche regionali avviate negli ultimi anni per valorizzare il ritorno sociale dei beni confiscati. “Regione Lombardia – ha detto – ha voluto dotarsi di un Piano Strategico di Legislatura e oggi possiamo contare su progetti concreti. Stiamo restituendo immobili alle famiglie, ai minori in difficoltà, ad anziani e giovani universitari. Il nostro modello integra interventi sociali, aziendali e ambientali. È la dimostrazione che lo Stato vince quando è presente, concreto e sa fare rete”. Nel ricordare il sacrificio anche degli agenti caduti con Falcone e Borsellino, Fontana ha ribadito che “nel 33° anniversario delle stragi, affermiamo il dovere della memoria attiva. Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che servire lo Stato è una scelta consapevole che deve continuare nelle azioni quotidiane delle istituzioni”.
La Russa: Falcone e Borsellino sono stati due giganti
Nel suo intervento, Romano La Russa ha ripercorso i momenti tragici del 1992, sottolineando l’impatto culturale della lotta alla criminalità. “Falcone e Borsellino – ha detto – sono stati due giganti”.
L’assessore ha inoltre ricordato il senso profondo della confisca dei beni criminali. “Confiscare un bene mafioso – ha precisato – significa togliere potere e restituire dignità. È la stessa intuizione che ha permesso la legge Rognoni-La Torre del 1982, una svolta epocale nella lotta alla mafia. Ogni bene confiscato e riutilizzato è una ferita che si rimargina, un luogo che torna a vivere. È la nostra risposta, concreta e quotidiana, all’illegalità”.
Istituite borse di studio intitolate ai due magistrati
La Russa, protagonista del recente rinnovo del Protocollo di Intesa per la gestione dei beni confiscati, firmato in Tribunale a Milano ha aggiunto: “abbiamo investito quasi 10 milioni di euro per il recupero di oltre 140 immobili: un impegno che continuerà grazie alle nuove risorse stanziate per il 2026”. Ha poi annunciato: “Per coinvolgere i più giovani abbiamo istituito le borse di studio intitolate a Falcone e Borsellino, che assegneremo a dicembre durante gli Stati Generali della Legalità. La lotta alla mafia è anche cultura e partecipazione civica”.
Romani: recupero beni confiscati è arma fondamentale contro le mafie
“Il recupero dei beni confiscati – ha sottolineato Il presidente del Consiglio regionale Federico Romani – è un’arma fondamentale nella lotta alle mafie. Questo perché colpisce le organizzazioni criminali direttamente al cuore dei loro interessi. Ma non basta. Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che tutti noi, ogni giorno, a scuola o sul posto di lavoro, possiamo combattere la mafia con i nostri comportamenti quotidiani. Per farlo non dobbiamo essere eroi. Basta fare il proprio dovere, come amava ripetere Giovanni Falcone. È questa l’eredità più importante che Falcone e Borsellino ci hanno lasciato”.
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