Accordo con Polimi, Statale, Bicocca, Pavia, Cnr- Stiima
Promuovere la transizione verso un’economia circolare, favorendo il trasferimento delle competenze e dei risultati della Ricerca e Innovazione su questo comparto strategico.
È questo l’obiettivo dell’Accordo di collaborazione da 10 milioni, di cui 5 finanziati da Regione Lombardia, approvato dalla Giunta regionale. Il documento è stato proposto dall’assessore all’Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione e Semplificazione Fabrizio Sala, di concerto con l’assessore all’Ambiente e clima Raffaele Cattaneo. L’intesa ha durata triennale.
L’intesa prevede tra l’altro la realizzazione di nuovi impianti e dimostratori di tecnologie innovative. Soluzioni integrate cioè di economia circolare e modelli di business. Questi progetti riducono i rischi dell’investimento privato e permettono di svolgere attività di ricerca con ampie ricadute sulla collettività.
Con questo Accordo, Regione Lombardia e gli enti coinvolti pongono le basi per la realizzazione di un futuro Hub regionale per l’Economia Circolare. Sarà quindi costituito da uno o più Integratori regionali (‘System Integrators’) a supporto della transizione.
Sostegno alle Università
“Vogliamo dare – ha dichiarato Fabrizio Sala – un forte impulso all’innovazione con un sostegno diretto alle Università. Per questo investiamo sulla formazione dei nostri studenti e sulle infrastrutture. L’obiettivo è infatti quello di dare maggiore competitività al sistema produttivo”.
“Dobbiamo fare sistema – ha proseguito Sala – per stimolare lo sviluppo di soluzioni innovative per l’industria manifatturiera e nuove tecnologie per la mobilità elettrica”.
Il primo, importante ambito di azione sarà la trasformazione circolare del settore automotive verso la mobilità elettrica. Questo è infatti un settore di rilevanza strategica per l’eco-sistema regionale e l’economia lombarda.
Economia circolare, il percorso di ricerca
“Il percorso verso l’economia circolare – ha sottolineato Raffaele Cattaneo – rappresenta un passaggio fondamentale per lo sviluppo. È inoltre cruciale nelle scelte politiche della nostra Regione. L’innovazione rappresenta la via per affrontare le nuove sfide della sostenibilità. L’accordo con le Università consentirà di sviluppare le conoscenze sull’economia circolare. Attorno a questa si gioca infatti la più grande opportunità di sviluppo che abbiamo di fronte”.
Le azioni previste
La collaborazione prevede tra l’altro la realizzazione dell’infrastruttura pilota, che fornirà agli stakeholders dell’eco-sistema lombardo la capacità di validare e dimostrare prodotti. Servirà inoltre per processi e sistemi produttivi circolari innovativi. Creerà così nuove opportunità di sviluppo di catene del valore cross-settoriali circolari per il settore automotive verso la mobilità elettrica.
Nuovi modelli di business ispirati ai principi dell’economia circolare porteranno tra l’altro a una maggiore resilienza e competitività nell’attuale sistema produttivo. Aumenterà infatti la disponibilità di risorse strategiche e prodotti ad alto valore aggiunto nell’eco-sistema locale, e verrà ridotto l’impatto di eventuali criticità esterne.
La realizzazione dell’infrastruttura garantirà infine il potenziamento delle attività di formazione delle future generazioni di ingegneri, architetti e delle altre figure professionali. Tra questi chimici, chimici industriali e scienziati dei materiali. Anche grazie al nuovo Hub, saranno infatti in grado di rispondere alle sfide poste da una transizione sistematica e sistemica all’economia circolare. E anche di un paradigma di sviluppo sostenibile.
Il contesto
La novità si inserisce in un percorso internazionale. È quello avviato nell’ambito del Network interregionale Vanguard Initiative e in particolare nella Pilot Initiative Esm – Efficient and sustainable manufacturing. L’iniziativa è coordinata dalle Regioni Catalunya e Lombardia.
L’innovativa infrastruttura pilota è inquadrata nel framework di un programma di ricerca e innovazione ambizioso e in grande sinergia con le priorità della ‘Roadmap Lombarda per la Ricerca e Innovazione nell’Economia Circolare’. È inoltre in sintonia con la ‘Smart mobility and artificial intelligence – Strategia e progetti per l’innovazione del sistema della mobilità di Regione Lombardia’.
Economia circolare, la ricerca
Gli enti di ricerca coinvolti co-finanzieranno l’Accordo complessivamente con 5.056.415,20 euro. La ripartizione è elencata di seguito.
– Università degli Studi di Milano, 226.865,56 euro.
– Università degli Studi Milano-Bicocca, 261.331,95 euro.
– Politecnico di Milano, 3.211.847,65 euro.
– Università degli Studi di Pavia, 853.286,79 euro.
– Cnr – Stiima (Consiglio nazionale della ricerca – Sistemi e tecnologie industriali intelligenti per il manifatturiero avanzato), 503.083,31 euro.
Ricerca e innovazione per l’economia circolare
L’idea è quella di promuovere un’azione di ricerca multi-disciplinare, sull’intero ciclo di vita del prodotto. L’obiettivo è quello di sviluppare, tra l’altro nuovi metodi e soluzioni per la progettazione di prodotti modulari pensati per molteplici cicli d’utilizzo. In questo modo si vuole favorire la riduzione della produzione di rifiuti, più facilmente disassemblabili.
Oltre a questi saranno sviluppati anche nuovi processi di de-and remanufacturing per il recupero delle funzioni e dei materiali da prodotti post-uso. Previsti anche nuovi processi e sistemi di produzione circolari per riprocessare e riassemblare prodotti ad alto valore. Questi ultimi devono cioè essere in grado di favorire il riuso di materiali e componenti nell’ottica della visione ‘end of waste’.
Prevista anche la messa a punto di nuovi modelli di business circolari cross-settoriali (e simbiosi industriale), per garantire la fattibilità economica delle filiere circolari e – nuove soluzioni digitali, ispirate all’Industria 4.0, in grado di aumentare la tracciabilità delle risorse attraverso filiere settoriali diverse e di integrare gli attori della filiera circolare. (LNews)
Economia circolare, ricerca è fondamentale
Come ricorda l’Unione Europea, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che punta a ‘condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile’.
Numeri e azioni in Europa
Il ciclo di vita dei prodotti viene dunque esteso, per ridurre i rifiuti al minimo. Quando un prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti riutilizzati, se possibile , nel ciclo produttivo, generando nuovo valore. È questo cioè il passaggio da ‘rifiuto’ a ‘risorsa’.
L’economia circolare contrasta dunque con il tradizionale modello economico lineare, che si basa sullo schema ‘estrarre, produrre, utilizzare e gettare’.
Un modello che dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo. L’aumento della popolazione e la crescente ricchezza hanno infatti fatto crescere la domanda di risorse scarseggianti a livelli non più sostenibili. A questo va aggiunto l’impatto ambientale dato dallo sfruttamento di tali risorse.
I dati
Nell’Unione europea ogni anno si usano quasi 15 tonnellate di materiali a persona. Si producono, inoltre, ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Ogni cittadino Ue genera quindi una media di oltre 4,5 tonnellate di rifiuti l’anno. Di queste quasi la metà è smaltita nelle discariche.
Le misure previste dall’applicazione dell’economia circolare possono generare, in tutta l’Ue, risparmi netti per le imprese fino a 604 miliardi di euro, ovvero l’8 % del fatturato annuo. Così facendo si riducono anche le emissioni totali annue di gas a effetto serra del 2-4%.
Attuare misure aggiuntive per aumentare la produttività delle risorse del 30% entro il 2030 potrebbe inoltre far salire il Pil quasi dell’1%. In questo modo si possono anche creare oltre 2 milioni di posti di lavoro.
I tempi
A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, sotto il Green deal europeo, il piano d’azione per una nuova economia circolare. A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare.
Il settore automotive
L’industria automobilistica, sta vivendo una fondamentale trasformazione dai veicoli con motore a combustione interna ( ai veicoli elettrici ed ibridi.
Questa è infatti la più importante industria manifatturiera in Europa. È in grado cioè di offrire posti di lavoro a 12 milioni di persone con un fatturato di circa 780 miliardi di euro e un valore aggiunto di 140 miliardi.
Il mercato dell’e-mobility ha trend in continua crescita. In Italia tra agosto 2019 e agosto 2020 il mercato delle autovetture ibride (Hev) è cresciuto del 227,2%. Quello delle Plug-in del 420,5% e quello delle elettriche del 249,5%.
Il ruolo della Lombardia
La Lombardia guida questa transizione coprendo circa il 25% del mercato italiano, anche grazie agli incentivi esistenti. In futuro si prevede un ulteriore incremento. Le stime prevedono infatti che nel 2035 le vendite di veicoli elettrici supereranno quelle dei veicoli tradizionali.
Questa rivoluzione è accompagnata da una fondamentale trasformazione nella progettazione dell’auto caratterizzata da un’evoluzione sostanziale dei componenti e dei materiali critici della vettura.
Ad esempio, le batterie agli ioni di litio (LiB – Lithium ion batteries), elemento fondante dei veicoli elettrici, costituiscono il 35-50% del loro costo complessivo. Le componenti meccatroniche, l’elettronica intelligente e i sensori ne sono quindi divenuti componenti imprescindibili e predominanti.
Si stima inoltre che i materiali compositi e i tecnopolimeri troveranno applicazioni sempre più estese nei veicoli elettrici e ibridi. L’obiettivo è infatti quello di mitigare l’incremento di peso dovuto alle batterie e all’elettronica, senza comprometterne la sicurezza e le prestazioni.
Questo cambiamento sostanziale nella progettazione dei veicoli richiede un’innovazione del trattamento post-uso del prodotto e crea nuove opportunità per le nascenti imprese orientate all’economia circolare. Attualmente, infatti, la gestione del fine vita nel settore automobilistico è dominata dal riciclo. Solo una minima parte dei componenti viene rigenerata e riutilizzata nel mercato post-vendita.
La transizione
La transizione verso veicoli elettrici e ibridi e la relativa progettazione potrebbero quindi minare il raggiungimento futuro delle soglie minime imposte dalla direttiva CE. La2000/53/CE relativa ai veicoli a fine vita fissa infatti gli obiettivi per il riutilizzo e il recupero dei materiali.
Attualmente, la mancanza di soluzioni sostenibili per il recupero di materiali e funzioni dai componenti critici post-uso costituisce un serio ostacolo all’e-mobility. Evidenzia inoltre la necessità e l’urgenza di progettare e validare una nuova strategia circolare per l’intera filiera.
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