Riso, Rolfi e Protopapa: porteremo i risicoltori alla Commissione europea

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Assessori Lombardia e Piemonte: folle decisione di escludere riso cambogiano dai dazi europei

“L’Italia produce più del 50% del riso europeo. La Lombardia e il Piemonte hanno più del 90% della superficie risicola nazionale. I nostri risicoltori non subiranno passivamente le scelte folli della Commissione europea. Lavorando congiuntamente con l’Ente Nazionale Risi siamo pronti a portare i nostri produttori a Bruxelles nelle prossime settimane”. Lo hanno detto gli assessori regionali con delega all’Agricoltura di Lombardia e Piemonte, Fabio Rolfi e Marco Protopapa, in merito alla decisione della Commissione Europea di non includere il riso tra i prodotti cambogiani che saranno sottoposti a dazi d’ingresso in Europa dalla prossima estate. La Cambogia è il primo fornitore di prodotto lavorato all’Unione Europea.

Coinvolgimento della Stato-Regioni

I due assessori hanno inoltre annunciato che chiederanno il coinvolgimento della Commissione Agricoltura della Conferenza Stato-Regioni per ottenere una posizione unica e condivisa da parte di tutte le Regioni italiane.

Importazione riso asiatica cresciuta

“Nei cinque anni precedenti all’introduzione delle clausole di salvaguardia – hanno aggiunto Rolfi e Protopapa – l’importazione di riso asiatico in Europa era aumentata esponenzialmente fino a incidere per più del 30% sulle importazioni in Ue, portando a un crollo dei prezzi del 40%. L’Europa, con le clausole di salvaguardia dei mesi scorsi, aveva preso atto dei devastanti danni economici. Ora contraddice se stessa con una decisione clamorosa che speriamo venga smentita in sede parlamentare”.

Commissione non vuole bene a riso europeo e italiano

“Ha ragione il presidente dell’Ente Risi: questa Commissione non vuole bene al riso europeo e italiano. Noi ci stiamo battendo –  concludono i due assessori ricordando come la clausola di salvaguardia per il riso lavorato Indica sarà applicata fino a gennaio 2022 – per tutelare la qualità e per la promozione commerciale dei nostri prodotti, garanzia di sicurezza alimentare, e ci ritroviamo poi la concorrenza sleale di sistemi produttivi che non rispettano i basilari diritti umani e dei lavoratori. Le maglie vanno strette e non allargate, anche per tutelare le nostre varietà di riso che non sono protette dalle clausole di salvaguardia”.

gus

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