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Buone notizie da trial clinico per risolvere complicanze da morbo di Crohn

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Reclutati 80 pazienti resistenti alle terapie standard. Tra gli ospedali coinvolti, il Sacco e l'Humanitas di Milano.

Buone notizie dal trial Clinico ATTIC che, grazie ad un lavoro fra 6 ospedali italiani di cui 2 lombardi (l’Ospedale Luigi Sacco di Milano e  l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano/MI) ha arruolato 80 pazienti affetti dal morbo di Crohn che hanno sviluppato, come conseguenza del processo infiammatorio della patologia, una fistola perianale complessa. Tutti sono risultati multiresistenti alle terapie standard fino ad oggi utilizzate, quali farmaci biologici sistemici o locali e intervento chirurgico.

Gli interventi sui pazienti

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a un intervento di fistulectomia, mentre solo la metà ha ricevuto il trapianto tissutale, mediante infiltrazione di tessuto adiposo autologo microfratturato, attorno alla fistola, con valutazione dell’efficacia a distanza di 24 settimane. Il gruppo di controllo, costituito dall’altra metà dei pazienti, ha ricevuto una semplice soluzione salina come placebo. I partecipanti sono stati assegnati ai gruppi suddetti in modo casuale, come nella logica di ogni sperimentazione randomizzata controllata.

L’intera procedura di prelievo, microframmentazione e somministrazione di tessuto adiposo avviene in un unico tempo chirurgico, facilitando pertanto l’organizzazione pre-operatoria e il successivo decorso del paziente.

Prof. Laureti: tra sei mesi, potremo raggiungere i primi risultati

Arruolare ben 80 pazienti, affetti da malattia di Crohn, che hanno sviluppato una fistola perianale complessa, è stata un’impresa straordinaria. E’ riuscita solo grazie all’incredibile impegno di tutti i Centri coinvolti nello Studio ATTIC. Grazie a loro, tra sei mesi, potremo raggiungere i primi risultati che potrebbero portare a una vera rivoluzione nel trattamento della malattia di Crohn e di quella che è sicuramente la complicanza più complessa e devastante dal punto di vista della qualità della vita del paziente. In questo modo daremo una speranza concreta ai pazienti refrattari alle terapie standard (i dati della letteratura ci dicono che solamente il 55/60% dei pazienti affetti da malattia perianale di Crohn risponde ai trattamenti standard attualmente conosciuti”, ha dichiarato il principal investigator e coordinatore dello studio, il professor Silvio Laureti, Associato di Chirurgia generale dell’Università di Bologna, della U.O. Chirurgia del Tratto Alimentare ed Urgenze dell’IRCCS Policlinico Sant’Orsola – Malpighi, diretto dal professor Gilberto Poggioli.

Sono 150.000 gli italiani che convivono con la Malattia di Crohn

Sono circa 150.000 le persone che in Italia convivono con il morbo di Crohn, patologia caratterizzata da un’infiammazione cronica dell’intestino, che può interessare qualunque segmento dalla bocca all’ano. I tratti intestinali colpiti presentano ulcere, spesso alternate a tratti di intestino sano. Ad oggi le cause della malattia non sono note e i meccanismi che intervengono sono multifattoriali. L’ipotesi più accreditata è che fattori ambientali, in presenza di un assetto genetico predisponente, possano scatenare l’attivazione del sistema immunitario contro l’apparato digerente. La malattia esordisce soprattutto nei giovani (20-30 anni), più raramente oltre i 65 anni e non sono rari i casi pediatrici. Il suo andamento è caratterizzato da periodi di remissione, alternati a periodi di riacutizzazione.

Come si manifesta il morbo di Crohn

La maggior parte delle volte si manifesta con dolore addominale ricorrente, diarrea cronica a volte associata a sanguinamento rettale, calo ponderale, talora febbre. Può complicarsi con la formazione di restringimenti (stenosi), ascessi e fistole intra-addominali o perianali. È fondamentale sottolineare l’impatto clinico, sociale ed economico della Malattia di Crohn. Una patologia cronica che produce una notevole sofferenza, sia fisica che psicologica, nei pazienti che ne sono affetti, insieme a importanti limitazioni nelle loro attività quotidiane, sociali e lavorative. Sta interessando sempre più giovani e giovanissimi.

*fonte: Osservatorio malattie rare

Il dispositivo LIPOGEMS
È un dispositivo medico certificato e autorizzato per il prelievo e la processazione del tessuto adiposo. La procedura, minimamente invasiva, può essere completata in meno di un’ora sia in sala operatoria che in un ambulatorio chirurgico. Prevede un piccolo prelievo di tessuto adiposo, generalmente dall’addome, la processazione dello stesso e il successivo innesto. Questo processo di micro frammentazione simula un danno tissutale ed innesca i naturali processi di riparazione dei tessuti, in particolare attiva la trasformazione del pericita a cellula mesenchimale [MSC]. Il prodotto LIPOGEMS così ottenuto è un tessuto adiposo micro frammentato privo di sostanze oleose e residui ematici con proprietà pro-infiammatorie, destinato ad innesto autologo con alte concentrazioni di periciti e cellule mesenchimali attive che favoriscono il naturale processo rigenerativo.

I campi di applicazione

I campi di applicazione sono numerosi: osteoartrite del ginocchio, dell’anca e della spalla, ulcera del piede diabetico, fistola perianale da morbo di Crohn e, in via di sperimentazione, come veicolo di somministrazione dei farmaci nel trattamento di tumori e infezioni. Ad oggi, l’azienda vanta oltre 60.000 pazienti trattati nel mondo e oltre 120 pubblicazioni scientifiche su prestigiose riviste.

Il lavoro coordinato dall’IRCCS Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna ha visto collaborare, insieme ai due ospedali lombardi, anche l’IRCCS Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze.

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