La lunga vertenza in atto tra gli ex concessionari delle grandi derivazioni idroelettriche e Regione Lombardia, che riguarda anche i canoni aggiuntivi, ha fatto registrare, da giovedì 2 luglio, un punto a favore di quest’ultima.
Tribunale Superiore Acque Pubbliche respinge le impugnative
Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), con le recenti sentenze, ha infatti respinto tutte le impugnative delle disposizioni normative regionali proposte da alcuni operatori
idroelettrici inerenti le concessioni di grande derivazione scadute nel periodo 1 gennaio 2011 – 2020.
Infondate le argomentazioni sollevate dagli operatori
In sintesi, dichiarazione di manifesta infondatezza delle argomentazioni che gli operatori avevano addotto per sollevare l’incostituzionalità dell’impianto normativo regionale con il quale la Regione consente all’ex concessionario di esercire la derivazione e condurre le opere e gli impianti oltre la scadenza della concessione per il tempo necessario all’espletamento delle procedure selettive di riassegnazione della stessa.
Le motivazioni
Tra le motivazioni delle sentenze, si ritiene che l’ex concessionario, anche in rapporto all’uso di tali impianti di proprietà regionale, debba versare alla Regione un corrispettivo aggiuntivo per l’esercizio di tali impianti, il quale si assomma al canone ordinariamente dovuto per l’uso dell’acqua a scopo di produzione elettrica.
Canoni aggiuntivi per 59 milioni di euro
In Lombardia dal 1 gennaio 2011 al 2020 sono scadute 20 concessioni di grande derivazione idroelettrica per oltre 400.000 kilowatt di potenza nominale media annua. Se al termine
degli approfondimenti istruttori del Tribunale venisse confermato il valore stabilito (20 euro per ogni kilowatt) risulterebbero maturati, a carico degli operatori ex concessionari, canoni aggiuntivi non corrisposti per oltre 59 milioni di euro. Tali importi sono da trasferire per il 50% alle Province e ai Comuni interessati. Prevedendo particolari condizioni per quelli rivieraschi.
Sertori: sentenze dimostrano correttezza della Regione
“Queste sentenze – ha spiegato l’assessore a Enti locali e Risorse energetiche, Massimo Sertori – dimostrano che Regione Lombardia ha agito correttamente. Nonchè entro i limiti consentiti dalla Costituzione. Il tema concessioni idroelettriche non è stato affrontato dal Governo per 20 anni generando una situazione di incertezza che non è positiva per le Regioni. Né per i territori, né per gli stessi concessionari. Avviando l’Italia ad una procedura di infrazione”.
La legge nazionale del 2018
“La legge nazionale varata nel 2018 – ha continuato – ha regionalizzato questa partita e, poco più di un anno dopo, Regione Lombardia ha adempiuto al compito di legiferare entro i termini previsti del 31 marzo 2020. Consentendo tra l’altro all’Italia di mostrare alla Commissione Europea la capacità di rispondere alla procedura di infrazione”.
Da Regione preoccupazione su centralizzazione
“Il comparto idroelettrico è strategico nel contesto energetico nazionale e non può prescindere dai territori che ospitano le dighe e le centrali perché questa è una delle poche attività non delocalizzabili. Mi preoccupa invece che – ha sottolineato – l’attuale Governo stia meditando di ricentralizzare le competenze regionali in materia di energia e di ripristinare una situazione di stallo, che ingenererà contenzioso con le Regioni e con i territori e che rischia di lasciare nelle sabbie mobili un comparto cosi strategico”.
Politiche di investimento per le fonti rinnovabili
“È necessario – ha concluso Sertori – attuare politiche di investimento a favore della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, a beneficio dei territori. Su questo ribadisco la mia totale disponibilità al confronto con il Governo”.